Le molestie ai danni dei condomini possono costare una condanna penale

Teatro della vicenda è un palazzo di provincia. Sotto accusa finisce una donna che ha sempre mal tollerato una vicina di casa: non solo parole poco gentili rivolte alla vicina in diverse occasioni, ma anche il lancio di una secchiata d’acqua sporca.

Per il Tribunale i fatti, risalenti all’aprile del 2020, sono, come raccontato dalla vittima e confermato dal marito, oltre che da un esponente delle forze dell’ordine, inequivocabili. Per la donna scatta la condanna per molestie ai danni della vicina di casa, condotta sanzionata con 300 euro di ammenda.

La difesa ha provato a ridimensionare l’accaduto nel ricorso davanti alla Corte di Cassazione. Inutilmente però.

I Supremi Giudici osservano che «la difesa focalizza la propria attenzione esclusivamente sull’episodio del getto d’acqua sporca, trascurando di considerare i reiterati episodi di insulti proferiti all’indirizzo della persona offesa». Tale ulteriore dettaglio «esclude che possa ravvisarsi il reato di getto pericoloso di cose», contrariamente a quanto sostenuto dal legale, anche perché «il reato di molestie prevede la petulanza o un altro biasimevole motivo, che non sono richiesti per integrare il reato di getto pericoloso di cose» e perché va tenuto conto della «diversità degli interessi tutelati dalle due norme», ossia la sicurezza nel caso di getto pericoloso di cose e la tranquillità pubblica nel caso di molestie.

Impossibile, infine, conclude la Corte, riconoscere la non punibilità della donna sotto processo. Ciò perché «la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non può trovare applicazione in relazione al reato di molestie nel caso», come in questa vicenda, «di reiterazione della condotta», ossia «plurimi episodi di ingiurie e getto d’acqua sporca».