Orari dei servizi di gioco lecito: violati i diritti dei consumatori

Nella pronuncia viene analizzata la legittimità delle ordinanze sindacali che regolano gli orari di apertura dei locali di gioco legale d'azzardo, al fine di prevenire e contrastare la ludopatia. Si discute, soprattutto, del riparto dell'onere della prova di un Ente a tutela dei diritti dei consumatori.

Orari dei servizi di gioco lecito: violati i diritti dei consumatori

Secondo la sentenza, quando si tratta di un'azione rappresentativa per la tutela dei consumatori, spetta all'Ente ricorrente dimostrare la lesione dei diritti dei consumatori derivante dalla presunta violazione degli orari di apertura dei locali di gioco. La violazione dell'articolo 2697 c.c. si configura solo se il giudice ha spostato l'onere della prova su una parte diversa da quella prevista dal codice di rito. Tuttavia, tale violazione non si verifica se viene contestata la valutazione delle prove presentate dalle parti, poiché questa è soggetta a revisione nei limiti stabiliti dall'articolo 360, comma 1, numero 5, c.p.c. Per quanto riguarda i locali legali da gioco, la regolamentazione dei relativi orari di apertura dei locali richiede uno specifico studio dell'ambiente locale, al fine di garantire la proporzionalità e la ragionevolezza dell'azione amministrativa. Non è sufficiente fare riferimento a fatti noti e affermazioni sul fenomeno in generale, ma è necessario evidenziare una situazione particolarmente preoccupante basata su fonti affidabili. Inoltre, è importante dimostrare la necessità di una maggiore tutela a livello locale rispetto a quella nazionale e che la limitazione degli orari di accesso al gioco non porti a effetti indiretti, come ad esempio lo spostamento della domanda verso attività di gioco illegale.

L'Associazione Codacons ha presentato un ricorso per cassazione sostenendo che la Corte d'appello di Milano ha violato l'art. 2697 c.c. sull’onere della prova. Secondo il Codacons, la Corte d'appello non ha applicato correttamente i principi stabiliti da tale disposizione. In particolare, i diritti dei consumatori sono stati lesi dalla violazione ripetuta dell'ordinanza n. 63 del 2014 del Sindaco di Milano e dell'art. 2 della Cost. L'Associazione ritiene di aver dimostrato la propria legittimazione ad agire in tribunale a tutela dei consumatori, di aver indicato la condotta della controparte (anche attraverso videoregistrazioni) nonché provato l'illegittimità di quest'ultima. Inoltre, a parere del Codacons, la società controricorrente non ha fornito nessuna prova a sostegno della propria posizione contraria. I Giudici di legittimità, tuttavia, hanno respinto il ricorso presentato dal Codacons affermando che il riferimento all'intesa raggiunta nella Conferenza Unificata del 7 settembre 2017 è irrilevante dal momento che non costituisce la base della decisione della Corte d'appello. Infatti, i giudici d’appello hanno solo preso atto dell'esistenza di due orientamenti contrastanti nella giurisprudenza amministrativa sull’effettivo valore della Conferenza Unificata. Inoltre, non c'è stata violazione dell'art. 2697 c.c. poiché la Corte d'appello non ha spostato l'onere della prova su una parte diversa da quella che ne era gravata. Il Codacons ha criticato la valutazione delle prove da parte della Corte d'appello, ma la Corte Suprema ha stabilito che tale valutazione non può essere esaminata se non nei ristretti limiti previsti dall'art. 360 c.p.c. In ogni caso, la Corte Suprema ha sostenuto che, nel caso di un'azione basata sull'art. 140 Cost., spetta sempre all'attore fornire la prova della presunta violazione dei diritti dei consumatori derivante dalla violazione degli orari di apertura dei locali di gioco. Inoltre, secondo la Corte, la regolamentazione degli orari di apertura dei locali di gioco deve essere preceduta da un'indagine specifica a livello comunale, al fine di garantire l'applicazione concreta dei principi di proporzionalità e ragionevolezza dell'azione amministrativa. (Cass. Civ. sez. III, 18 dicembre 2023, n. 35336)

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